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La gestione dei conflitti nei gruppi di lavoro

Con più frequenza di quanto si potrebbe immaginare mi capita di imbattermi in persone che aspirano a lavorare in un ambiente di lavoro libero da conflitti.

Paradossalmente, questa aspirazione irrealistica è parte del motivo per cui gli ambienti di lavoro hanno oggi una elevata (quanto controproducente) conflittualità.

Nell’uso comune la parola “conflitto” indica una contrapposizione aspra, se non addirittura violenta. Nel campo della letteratura e del coaching manageriali, invece, indica una contrapposizione di bisogni/interessi/aspettative del tutto legittima, ed anzi, imprescindibile, per la ricerca della migliore opzione operativa possibile…

Infatti, che cos’è, ad esempio, un Board manageriale se non un consesso di persone che presidiano aspetti contrapposti della attività aziendale, costantemente alla ricerca della migliore sintesi operativa possibile?

Se non comprendo questo non comprenderò mai che, in azienda (e nella vita), il mio obiettivo non è aspirare ad un ambiente privo di conflitti, ma diventare il più bravo possibile nella loro gestione costruttiva, nella consapevolezza che il conflitto, in azienda (e nella vita) è parte del gioco.

Per gestire costruttivamente un conflitto, quindi, devo, innanzitutto, creare un legame empatico con il mio interlocutore, visualizzandomi e facendomi percepire come un alleato e non come un antagonista: “Siamo io e te contro il problema e non io contro te”.

Nella seconda fase si andranno a descrivere e comprendere approfonditamente quali sono i bisogni/interessi/aspettative delle parti in conflitto (occorre quindi fare un passo indietro verso i bisogni/interessi sottostanti alle soluzioni pensate/proposte inizialmente).

Nella terza fase si utilizzeranno al meglio intelligenza e creatività per un brainstorming generativo, alla ricerca della migliore e più innovativa composizione possibile degli interessi in contrapposizione.

Nell’ultima fase si costruirà un piano d’azione per la migliore execution possibile della opzione scelta nella fase precedente, a cui seguirà un follow up periodico per assicurarsi che non insorgano problemi imprevisti.

Questa procedura è si laboriosa, ma è capace di assicurare una soluzione win-win-win (vinco io, tu e gli stakeholder), le altre opzioni assicurano solo situazioni di potere, non di alleanza, dove impongo “vittorie di Pirro”, rinunce o, nei migliore casi, compromessi instabili.

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