La rabbia è quello stato emozionale che ci spinge a lottare per cambiare qualcosa che riteniamo non giustificata.
La maggior parte delle persone, quando sentono rabbia, compiono dei veloci balzi in avanti verso il “combattimento” verbale o, nei casi peggiori, fisico, compiendo azioni di cui, nella stragrande maggioranza dei casi, si pentiranno, perché il cervello, esposto agli ormoni della rabbia, si “instupidisce”, attenuando o perdendo totalmente le sue capacità di problem solving efficace.
Gli esempi di queste scelte mediocri sotto stato di rabbia sono innumerevoli, ognuno di noi ne ha avuto esperienza diretta e indiretta, basta citare , un caso per tutti, le colluttazioni con perfetti sconosciuti per scorrettezze stradali che, a volte, portano a veri e propri delitti che rovinano la vita ad entrambi gli attori, in maniera del tutto irrazionale, ma, non per questo poco frequente.
Il segreto della gestione efficace della rabbia è, piuttosto che balzare in avanti verso lo scontro, fare un passo indietro verso i fatti. Dalle moderne neuroscienze sappiamo, infatti che abbiamo circa 6 secondi prima che gli ormoni della rabbia (cortisolo e adrenalina) prendano il completo controllo del nostro cervello, ottundendolo e del nostro corpo, preparandolo a combattere per difendersi (reazione atavica fight, freeze or fly).
La rabbia scaturisce sempre da una storia che noi ci raccontiamo istantaneamente (ed inconsapevolmente), nella nostra mente che interpreta quello che sta accadendo come un’ingiustizia o una mancanza nei nostri confronti o nei confronti di cose e persone a cui teniamo. In aggiunta, il cervello, gravemente instupidito dagli ormoni della rabbia (cosiddetto “sequestro emotivo” del cervello), tende a confondere fatti con opinioni, voci, pareri, impressioni, pregiudizi, stereotipi, ecc. (non è un caso se le parole mente e mentire hanno la stessa identica radice e se il detto confuciano “Ogni notte ti corichi con una tigre!” mette in guardia dalla gestione poco attenta della nostra potentissima mente (che, se non impariamo noi a gestire, gestirà lei inconsapevolmente le nostre vite).
Quando avvertiamo, quindi, i primi iniziali sintomi di rabbia (grazie alla nostra autoconsapevolezza allenata, anche attraverso il coaching, si riesce ad arrivare a saperlo fare immediatamente), per essere più efficaci e costruttivi dobbiamo chiederci:
- Quali sono i fatti? (Non opinioni, sensazioni, pareri, pregiudizi, stereotipi, ecc, ma i fatti realmente accaduti);
- Quale è la storia che mi sto raccontando a loro interpretazione (vera o falsa)?
- Qual è il mio obiettivo in questa situazione, arrabbiarmi mi avvicina all’obiettivo e in quale modalità?
Si allarga così, progressivamente, il campo di opzioni praticabili, sottraendoci ai nostri automatismi temperamentali-caratteriali ed evolvendo (coaching evolutivo) verso la versione più efficace di noi stessi che si arrabbierà solo nei casi e nelle modalità in cui sia opportuno ed efficace farlo.