Chiunque può arrabbiarsi, questo è facile, ma arrabbiarsi con la persona giusta, nel grado giusto, al momento giusto, per lo scopo giusto e nel modo giusto, questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile!
Aristotele
Quante volte avete sentito (o pronunziato) la frase: “E’ colpa tua, mi hai fatto arrabbiare!”
Una quindicina di anni fa assistevo ad una corrida a Granada (l’unica alla quale abbia mai partecipato, a titolo conoscitivo, data la mia personale contrarietà alla violenza in generale e sugli animali in particolare).
Ogni corrida ruotava, generalmente, attorno a tre toreri che si ingaggiavano, in sequenza, ognuno con tre tori diversi (per un totale di 9 tori uccisi).
Nel riconoscere anche in me stesso delle emozioni ambivalenti riguardo allo “spettacolo” (come scriveva Terenzio: “Homo sum, humani nihil a me alienum puto!”): con contemporanea repulsione verso la crudeltà e stupore verso la “maestria” del torero di turno; una cosa inaspettata mi colpi, in particolare…
Quel giorno si verificò un evento relativamente anomalo, per una corrida, ma illuminante per me.
I primi otto tori, in una macabra sequenza di morte, appena liberati nell’arena, dopo essere stati resi furenti dai picadores che li pungolavano implacabilmente, prima dell’uscita e durante la corrida stessa, con delle picche, cavalcando cavalli bendati e dotati di armatura a protezione dalle cornate del toro, si scagliavano alla ricerca di qualcuno su cui sfogare la propria ira… andando a morte.
Il nono toro, però, fiutò immediatamente, al suo ingresso sulla sabbia dell’arena, l’odore di sangue, urina e morte dei tori che lo avevano preceduto ed in lui, in quell’istante, la rabbia mutò in paura.
Iniziò a scappare e, di colpo, l’atmosfera nell’arena cambiò totalmente…
Da un “epica” sfida di un torero “coraggioso” contrapposto ad una bestia “feroce e cattiva”, si passò, in un istante, allo scenario di 6 persone che inseguivano, tormentandola, una bestia impaurita… uno spettacolo pietosissimo, sino al suo allontanamento dal recinto.
Tutta la “macchina” della corrida era basata, vidi di colpo, sul prerequisito che il toro reagisca alle provocazioni con l’ira e proprio quell’ira viene usata per lo spettacolo: se non c’è rabbia, non c’è istantaneamente più corrida.
La rabbia, l’ira, hanno, per noi, un alto costo sia in termini fisici (stress, ipertensione, malattie cardiovascolari) che in termini relazionali (distruzione di rapporti) che in termini di efficacia delle decisioni prese (subottimali quando non addirittura auto/etero-lesionistiche).
La Rabbia rappresenta l’energia che ci spinge a lottare per modificare le ingiustizie e che dobbiamo allenarci, dalla nascita, a gestire con saggezza, come gli antichi Greci avevano studiato ed insegnato, mediante la loro mitologia e drammaturgia.
L’intelligenza emotiva consiste nell’allenare innanzitutto la propria auto-consapevolezza riguardo alle emozioni provate ed alle “storie che ci raccontiamo” che le determinano, per poi aumentare la consapevolezza sulle emozioni altrui ed, infine, la capacità di influenzare positivamente e costruttivamente le une e le altre (intelligenza sociale).
E’, come affermava Aristotele, difficile, certo, ma si tratta, in realtà, per quanto possa sembrare a prima vista impossibile, a qualcuno, di competenze allenabili, da soli o mediante il coaching ed il premio vale di gran lunga lo sforzo necessario.
Lasciare in mano ad altri l’”interruttore” della vostra rabbia significa, infatti, lasciargli il controllo della vostra vita.
La prossima volta che starete per dire: “E’ colpa tua se mi sono arrabbiato!”… fermatevi e scegliete con saggezza.